Guida di Samantha

Samantha
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Visite turistiche

La prima chiesa dedicata a San Sebastiano fu costruita, probabilmente, sul finire del XV sec sullo stesso sito dove già esisteva la chiesa di s. Rocco, edificata a partire dal 1414. risultata troppo piccola, per via della crescente urbanizzazione del quartiere, fu ricostruita più grande e sempre sulla stessa area senza trascurare l’altare di San Rocco. Nel 1609, questa seconda chiesa, sempre ad una sola navata, era già in fabbrica e fu terminata nel 1655. Fu poi distrutta dal disastroso terremoto del 1693 assieme alla maggior parte delle chiese del paese. Sul finire dello stesso secolo si diede inizio alla costruzione di una terza chiesa (l’odierna), sempre dedicata al santo bimartire e sempre, più o meno, sullo stesso sito, ma, questa volta, con impianto basilicale. Le fasi della costruzione furono complesse e laboriose. Fu l’architetto siracusano Mario Diamante l’ideatore della monumentale facciata (che subì non poche modifiche da parte dei procuratori della chiesa), nonché l’esecutore iniziale coadiuvato dai maestri Milito, Buscema e altri. I lavori furono terminati intorno al 1782. Il prospetto della chiesa di S. Sebastiano alto ben 35 m è costituito da pietra da taglio iblea. La sua monumentalità fa da incomparabile sfondo alla grande piazza su cui si affaccia: piazza del Popolo, e dà il corretto allineamento agli edifici di sinistra di corso Vittorio Emanuele III “salotto” della città. Si snoda su 3 ordini sovrapposti e impreziositi da membrature strutturali e compositive di gusto tardorinascimentale. Il primo ordine è caratterizzato da un bel portale con ai lati quattro colonne binate di tipo corinzio arabescate nella parte interiore e con alla base due leoni di pietra bianca, scolpiti dallo stesso Diamante. In alto, dentro una nicchia allocata sulla base del timpano, spicca il simulacro del glorioso bimartire. Ai lati del portale le due porte piccole con colonne e relativo frontone sovrastato da un occhialone. Il secondo ordine è caratterizzato, al centro, da altre 4 colonne binate, con frontone della stessa tipologia del primo ordine; tra queste è collocato il quadrante di un grande orologio elettrico che è andato a rimpiazzare l’orologio meccanico montato per la prima volta nel 1885. Due grandi volute chiudono i lati del secondo ordine. Il terzo ordine, che riporta lo stesso frontone con colonne binate, comprende la loggia campanaria, sovrastata nella parte sommitale da due campane; infine “u palieddu” segnavento a forma di bandiera. La scalinata, molto scenografica, fu costruita nel 1877. L’anno prima era stata costruita la via San Sebastiano, asse di collegamento tra piazza del Popolo e piazza Liberazione-Pretura. L’interno, a pianta longitudinale (m. 36 x 19,50), è a tre navate e le due cappelle chiudono quelle laterali.
Parrocchia San Sebastiano
Piazza del Popolo
La prima chiesa dedicata a San Sebastiano fu costruita, probabilmente, sul finire del XV sec sullo stesso sito dove già esisteva la chiesa di s. Rocco, edificata a partire dal 1414. risultata troppo piccola, per via della crescente urbanizzazione del quartiere, fu ricostruita più grande e sempre sulla stessa area senza trascurare l’altare di San Rocco. Nel 1609, questa seconda chiesa, sempre ad una sola navata, era già in fabbrica e fu terminata nel 1655. Fu poi distrutta dal disastroso terremoto del 1693 assieme alla maggior parte delle chiese del paese. Sul finire dello stesso secolo si diede inizio alla costruzione di una terza chiesa (l’odierna), sempre dedicata al santo bimartire e sempre, più o meno, sullo stesso sito, ma, questa volta, con impianto basilicale. Le fasi della costruzione furono complesse e laboriose. Fu l’architetto siracusano Mario Diamante l’ideatore della monumentale facciata (che subì non poche modifiche da parte dei procuratori della chiesa), nonché l’esecutore iniziale coadiuvato dai maestri Milito, Buscema e altri. I lavori furono terminati intorno al 1782. Il prospetto della chiesa di S. Sebastiano alto ben 35 m è costituito da pietra da taglio iblea. La sua monumentalità fa da incomparabile sfondo alla grande piazza su cui si affaccia: piazza del Popolo, e dà il corretto allineamento agli edifici di sinistra di corso Vittorio Emanuele III “salotto” della città. Si snoda su 3 ordini sovrapposti e impreziositi da membrature strutturali e compositive di gusto tardorinascimentale. Il primo ordine è caratterizzato da un bel portale con ai lati quattro colonne binate di tipo corinzio arabescate nella parte interiore e con alla base due leoni di pietra bianca, scolpiti dallo stesso Diamante. In alto, dentro una nicchia allocata sulla base del timpano, spicca il simulacro del glorioso bimartire. Ai lati del portale le due porte piccole con colonne e relativo frontone sovrastato da un occhialone. Il secondo ordine è caratterizzato, al centro, da altre 4 colonne binate, con frontone della stessa tipologia del primo ordine; tra queste è collocato il quadrante di un grande orologio elettrico che è andato a rimpiazzare l’orologio meccanico montato per la prima volta nel 1885. Due grandi volute chiudono i lati del secondo ordine. Il terzo ordine, che riporta lo stesso frontone con colonne binate, comprende la loggia campanaria, sovrastata nella parte sommitale da due campane; infine “u palieddu” segnavento a forma di bandiera. La scalinata, molto scenografica, fu costruita nel 1877. L’anno prima era stata costruita la via San Sebastiano, asse di collegamento tra piazza del Popolo e piazza Liberazione-Pretura. L’interno, a pianta longitudinale (m. 36 x 19,50), è a tre navate e le due cappelle chiudono quelle laterali.
Il Teatro greco di Akrai, nel comune di Palazzolo Acreide, è uno dei gioielli in pietra più preziosi di tutta l'isola. Costruito probabilmente tra il Secondo e il Terzo secolo a.C., il Teatro subì diverse modifiche in epoca romana, quando fu edificata una scena più avanzata e alta, fu ridotto lo spazio dedicato all'orchestra e fu pavimentata l'orchestra. Sotto la dominazione bizantina, invece, la struttura fu utilizzata come basamento per l'edificazione di un edificio per la lavorazione del grano. Il teatro non è stato scavato nella roccia, ma è stato adagiato su un preesistente pendio naturale, con una cavea divisa in nove settori, divisi a loro volta da otto scalinate. Al centro si sviluppa l'orchestra semicircolare, a ridosso di una scena non molto ampia e realizzata in legno. Resta un mistero perchè l'edificio teatrale sia collegato tramite una galleria direttamente all'agorà della città e al boleuterion, ovvero il luogo in cui si riuniva il massimo Consiglio della città.
10 現地メンバーのおすすめ
Akrai Greek Theatre
8 Via Teatro Greco
10 現地メンバーのおすすめ
Il Teatro greco di Akrai, nel comune di Palazzolo Acreide, è uno dei gioielli in pietra più preziosi di tutta l'isola. Costruito probabilmente tra il Secondo e il Terzo secolo a.C., il Teatro subì diverse modifiche in epoca romana, quando fu edificata una scena più avanzata e alta, fu ridotto lo spazio dedicato all'orchestra e fu pavimentata l'orchestra. Sotto la dominazione bizantina, invece, la struttura fu utilizzata come basamento per l'edificazione di un edificio per la lavorazione del grano. Il teatro non è stato scavato nella roccia, ma è stato adagiato su un preesistente pendio naturale, con una cavea divisa in nove settori, divisi a loro volta da otto scalinate. Al centro si sviluppa l'orchestra semicircolare, a ridosso di una scena non molto ampia e realizzata in legno. Resta un mistero perchè l'edificio teatrale sia collegato tramite una galleria direttamente all'agorà della città e al boleuterion, ovvero il luogo in cui si riuniva il massimo Consiglio della città.
Il Castello di Palazzolo Acreide o Rocca di Castelmezzano fu certamente caposaldo della difesa bizantina nella Sicilia sud-orientale. La fortezza venne assediata nell’827 d.C. dalle truppe di Asad Ibn al Furat, anno in cui ad Acre si concentrarono le forze bizantine dell’isola per cercare di fermare l’avanzata araba e dar tempo a Siracusa di fortificarsi e prepararsi all’assedio. In questa circostanza o l’anno successivo, Acre fu messa a ferro e fuoco e distrutta per sempre. Dell’antica Acre si perderà il ricordo; nel XVI sec. se ne cercavano le vestigia in altri siti. Il centro medievale sorse vicino all’antica Acre, su un piccolo e ben difeso sperone roccioso sottostante, in posizione strategica di controllo sul territorio e sulle vie di comunicazioni là dove sorgeva un “palatium” imperiale che sicuramente ha determinato il nome del nuovo abitato: “Palatiolum” od anche “Palatiolus”, come si trova nei più antichi documenti. Qui, nei primi anni del regno normanno, venne edificato un castello che dal lato settentrionale si ergeva su un’inaccessibile parete rocciosa, posta immediatamente a ridosso dell’antico nucleo del paese. Intorno al castello si sviluppò,infatti, a Sud-Sud-Est, e con una particolare struttura urbanistica caratterizzata da strette strade a semicerchio e concentriche, il borgo. L’antica fortezza controllava, a nord, la valle dell’Anapo e instaurava un contatto visivo diretto con il castello di Buscemi. Inizialmente il borgo era protetto da una cinta muraria ma l'enorme incremento urbano del XIII e XIV sec. determinò l’espansione dell’abitato in una grande area circostante. La cinta muraria non poté più seguire l’ingrandimento del paese. Ruderi del castello normannoSi pensi che già nel ‘500 Palazzolo, scendendo verso le moderne zone di espansione, aveva assunto, escludendo le moderne zone di espansione, l’attuale assetto urbanistico. Il castello crollò durante le scosse sismiche che nel 1693 rasero al suolo Palazzolo e tutta la Val di Noto.Circa 700 furono i morti mentre gravissimi risultarono i danni nelle campagne e in tutto il territorio. Il centro abitato in gran parte si sgretolò; caddero le chiese grandi e piccole, sparirono per sempre antichi monumenti ed opere d’arti, archivi, libri, documenti; scomparve gran parte della cultura e della storia di Palazzolo. Del Castello Normanno noto anche come Castello dei "Barones" (nome italo - latino stante per "Baroni" poichè apparteneva ai Baroni di Palazzolo) fatto poi ampliare in epoca aragonese resta solo, nella zona denominata, appunto, di “Castelvecchio”, qualche muro di cinta ancora integro, i bastioni poligonali e i basamenti della fortezza che fungeva sia da residenza dei signori di Palazzolo, sia come carcere. Ai ruderi si accede da sud-est. La rupe, infatti, si presenta a strapiombo lungo i versanti nord, nord-ovest e ovest. Tagli isolavano il poggio anche a meridione, permettendo l’accesso solo per una stretta via. Sembra evidente l’intervento umano atto a modificare e isolare il rilievo. E’ probabile che i tagli della roccia risalgano, similmente al Castellaccio di Lentini, ad un periodo precedente alla costruzione del castello medievale. I ruderi del castello non occupano uniformemente il piccolo pianoro e, secondo le foto satellitari, si distribuiscono incentrandosi soprattutto nella zona settentrionale, ove è possibile che sorgesse il nucleo originario, forse la torre citata dalle fonti. A meridione si possono osservare resti di strutture destinate, apparentemente, ad un uso residenziale e, presumibilmente, più tarde. E’ certo che le strutture in muratura del castello sfruttassero la roccia della rupe, adattandola opportunamente alle esigenze di difesa e soggiorno. Anche in questo caso non è improbabile che i tagli nella roccia e i vani in essa ricavati siano ascrivibili ad epoche precedenti all’innalzamento degli edifici medievali. Questo castello è chiamato dai palazzolesi "Casteddu Minzanu" ed è al centro di numerose leggende palazzolesi tra le quali quella di "Pauluzzu". Durante le festività natalizie, presso questo Castello viene organizzato il "Presepe Vivente".Quest'area è ancora soggetta a scavi archeologici poichè si presume che il sottosuolo di questo quartiere nasconda altre rovine ben più antiche di quelle ritrovate fino ad ora. Il castello o torre (turris) di Palazzolo è attestato alla metà (1355) del XIV secolo. Nel 1150 ca. - è ricordata da Idrisi Balanzul forma arabizzata di Palatiolum). L'area del castello è posta nella parte sommitale del poggio, (centro urbano, quartiere di Castelvecchio o di San Paolo), guarda a nord sulla valle dell'Anapo e verso il castello di Buscemi; a sud-est verso il borgo e la via Ebraida o l'antico percorso che dal passo della Fiumara collegava le campagne al castello; a sud verso il borgo ed il piano di San Paolo (ex chiesa di Santa Sofia) e della Matrice (ex chiesa di San Nicolò fondata nel 1215). L'altezza del sito permetteva il controllo di una vasta area circostante. L'area del castello presenta una cospicua quantità di strutture ruderali ed è in stato di abbandono. Solo lo scavo, con la messa in luce delle strutture di fondazione, potrebbe dare la lettura della struttura planimetrica.
Castello Medievale
22 Via Calendoli
Il Castello di Palazzolo Acreide o Rocca di Castelmezzano fu certamente caposaldo della difesa bizantina nella Sicilia sud-orientale. La fortezza venne assediata nell’827 d.C. dalle truppe di Asad Ibn al Furat, anno in cui ad Acre si concentrarono le forze bizantine dell’isola per cercare di fermare l’avanzata araba e dar tempo a Siracusa di fortificarsi e prepararsi all’assedio. In questa circostanza o l’anno successivo, Acre fu messa a ferro e fuoco e distrutta per sempre. Dell’antica Acre si perderà il ricordo; nel XVI sec. se ne cercavano le vestigia in altri siti. Il centro medievale sorse vicino all’antica Acre, su un piccolo e ben difeso sperone roccioso sottostante, in posizione strategica di controllo sul territorio e sulle vie di comunicazioni là dove sorgeva un “palatium” imperiale che sicuramente ha determinato il nome del nuovo abitato: “Palatiolum” od anche “Palatiolus”, come si trova nei più antichi documenti. Qui, nei primi anni del regno normanno, venne edificato un castello che dal lato settentrionale si ergeva su un’inaccessibile parete rocciosa, posta immediatamente a ridosso dell’antico nucleo del paese. Intorno al castello si sviluppò,infatti, a Sud-Sud-Est, e con una particolare struttura urbanistica caratterizzata da strette strade a semicerchio e concentriche, il borgo. L’antica fortezza controllava, a nord, la valle dell’Anapo e instaurava un contatto visivo diretto con il castello di Buscemi. Inizialmente il borgo era protetto da una cinta muraria ma l'enorme incremento urbano del XIII e XIV sec. determinò l’espansione dell’abitato in una grande area circostante. La cinta muraria non poté più seguire l’ingrandimento del paese. Ruderi del castello normannoSi pensi che già nel ‘500 Palazzolo, scendendo verso le moderne zone di espansione, aveva assunto, escludendo le moderne zone di espansione, l’attuale assetto urbanistico. Il castello crollò durante le scosse sismiche che nel 1693 rasero al suolo Palazzolo e tutta la Val di Noto.Circa 700 furono i morti mentre gravissimi risultarono i danni nelle campagne e in tutto il territorio. Il centro abitato in gran parte si sgretolò; caddero le chiese grandi e piccole, sparirono per sempre antichi monumenti ed opere d’arti, archivi, libri, documenti; scomparve gran parte della cultura e della storia di Palazzolo. Del Castello Normanno noto anche come Castello dei "Barones" (nome italo - latino stante per "Baroni" poichè apparteneva ai Baroni di Palazzolo) fatto poi ampliare in epoca aragonese resta solo, nella zona denominata, appunto, di “Castelvecchio”, qualche muro di cinta ancora integro, i bastioni poligonali e i basamenti della fortezza che fungeva sia da residenza dei signori di Palazzolo, sia come carcere. Ai ruderi si accede da sud-est. La rupe, infatti, si presenta a strapiombo lungo i versanti nord, nord-ovest e ovest. Tagli isolavano il poggio anche a meridione, permettendo l’accesso solo per una stretta via. Sembra evidente l’intervento umano atto a modificare e isolare il rilievo. E’ probabile che i tagli della roccia risalgano, similmente al Castellaccio di Lentini, ad un periodo precedente alla costruzione del castello medievale. I ruderi del castello non occupano uniformemente il piccolo pianoro e, secondo le foto satellitari, si distribuiscono incentrandosi soprattutto nella zona settentrionale, ove è possibile che sorgesse il nucleo originario, forse la torre citata dalle fonti. A meridione si possono osservare resti di strutture destinate, apparentemente, ad un uso residenziale e, presumibilmente, più tarde. E’ certo che le strutture in muratura del castello sfruttassero la roccia della rupe, adattandola opportunamente alle esigenze di difesa e soggiorno. Anche in questo caso non è improbabile che i tagli nella roccia e i vani in essa ricavati siano ascrivibili ad epoche precedenti all’innalzamento degli edifici medievali. Questo castello è chiamato dai palazzolesi "Casteddu Minzanu" ed è al centro di numerose leggende palazzolesi tra le quali quella di "Pauluzzu". Durante le festività natalizie, presso questo Castello viene organizzato il "Presepe Vivente".Quest'area è ancora soggetta a scavi archeologici poichè si presume che il sottosuolo di questo quartiere nasconda altre rovine ben più antiche di quelle ritrovate fino ad ora. Il castello o torre (turris) di Palazzolo è attestato alla metà (1355) del XIV secolo. Nel 1150 ca. - è ricordata da Idrisi Balanzul forma arabizzata di Palatiolum). L'area del castello è posta nella parte sommitale del poggio, (centro urbano, quartiere di Castelvecchio o di San Paolo), guarda a nord sulla valle dell'Anapo e verso il castello di Buscemi; a sud-est verso il borgo e la via Ebraida o l'antico percorso che dal passo della Fiumara collegava le campagne al castello; a sud verso il borgo ed il piano di San Paolo (ex chiesa di Santa Sofia) e della Matrice (ex chiesa di San Nicolò fondata nel 1215). L'altezza del sito permetteva il controllo di una vasta area circostante. L'area del castello presenta una cospicua quantità di strutture ruderali ed è in stato di abbandono. Solo lo scavo, con la messa in luce delle strutture di fondazione, potrebbe dare la lettura della struttura planimetrica.
La collezione del museo proviene dai rinvenimenti del barone Gabriele Judica che agli inizi dell'Ottocento eseguì degli scavi sul sito di Akrai. L'importante raccolta di materiali fu custodita nel suo palazzo e mantenuta integra sino all'apertura di un museo a lui dedicato il 27 dicembre 2014, nel palazzo della Famiglia Cappellani della Formica e di Pirainito; antica famiglia nobile palazzolese. La collezione riguarda principalmente i reperti di Akrai provenienti per gran parte dagli scavi di Gabriele Judica, una parte provengono dalla collezione Ferla e dal territorio di Leontinoi. Sono presenti ceramiche quali, vasi, lucerne, oggetti di uso quotidiano, una stele greca, unguentari e reperti preistorici. Il museo si sviluppa su due piani, in quello inferiore sono presenti reperti preistorici e protostorici. Nel piano superiore reperti di colonizzazione corinzia (sala1), età arcaica (sale 2-3), classica e post classica (sale 4-5), ellenistica (sala 6), romana (sala 7) e tardo romana (sala 8).
Museo archeologico di Palazzo Cappellani
36 Via Gaetano Italia
La collezione del museo proviene dai rinvenimenti del barone Gabriele Judica che agli inizi dell'Ottocento eseguì degli scavi sul sito di Akrai. L'importante raccolta di materiali fu custodita nel suo palazzo e mantenuta integra sino all'apertura di un museo a lui dedicato il 27 dicembre 2014, nel palazzo della Famiglia Cappellani della Formica e di Pirainito; antica famiglia nobile palazzolese. La collezione riguarda principalmente i reperti di Akrai provenienti per gran parte dagli scavi di Gabriele Judica, una parte provengono dalla collezione Ferla e dal territorio di Leontinoi. Sono presenti ceramiche quali, vasi, lucerne, oggetti di uso quotidiano, una stele greca, unguentari e reperti preistorici. Il museo si sviluppa su due piani, in quello inferiore sono presenti reperti preistorici e protostorici. Nel piano superiore reperti di colonizzazione corinzia (sala1), età arcaica (sale 2-3), classica e post classica (sale 4-5), ellenistica (sala 6), romana (sala 7) e tardo romana (sala 8).
La Villa comunale di Palazzolo Acreide, Città Patrimonio dell’ Umanità, è un gioiellino assolutamente da visitare. Costruita nel 1880, oggi è un parco comunale ricco di monumenti, vegetazione e passeggiando tra i vialetti si può conoscere anche la storia di questa cittadina degli Iblei. Tantissimi alberi secolari fanno sì che la permanenza all’interno della villa diventi piacevole. In fondo al parco si trova una vasta area dedicata ai bambini con tantissimi scivoli e altalene in zona assolutamente ombreggiata. Molto interessante è il monumento che simbolicamente rappresenta i palazzolesi che sono partiti negli anni del dopoguerra da Palazzolo per cercare lavoro e fortuna altrove. Con un piede da contadino rivolto verso ‘il passato’ e l’altro da l’uomo di successo rivolto verso ‘il futuro’.
Villa Comunale
Piazza Guglielmo Marconi
La Villa comunale di Palazzolo Acreide, Città Patrimonio dell’ Umanità, è un gioiellino assolutamente da visitare. Costruita nel 1880, oggi è un parco comunale ricco di monumenti, vegetazione e passeggiando tra i vialetti si può conoscere anche la storia di questa cittadina degli Iblei. Tantissimi alberi secolari fanno sì che la permanenza all’interno della villa diventi piacevole. In fondo al parco si trova una vasta area dedicata ai bambini con tantissimi scivoli e altalene in zona assolutamente ombreggiata. Molto interessante è il monumento che simbolicamente rappresenta i palazzolesi che sono partiti negli anni del dopoguerra da Palazzolo per cercare lavoro e fortuna altrove. Con un piede da contadino rivolto verso ‘il passato’ e l’altro da l’uomo di successo rivolto verso ‘il futuro’.
MULINO AD ACQUA "SANTA LUCIA" PALAZZOLO ACREIDE VALLE DEI MULINI Il mulino ad acqua "Santa Lucia", ubicato nella valle dei mulini, nel territorio comunale di Palazzolo Acreide, è il quarto di una serie di mulini che venivano messi inmovimento dalle acque del torrente Purbella. La sua presenza viene attestata fin dal XVI sec. Si conserva ancora integro nelle sue parti, immerso in una valle incontaminata, adombrata da querce e noci. Negli ambienti è allestito il Museo della Macina del Grano, dove foto, brevi testi, grafici, macine di varia forma e diverso periodo storico, illustrano l’evoluzione della tecnica di macinazione dei cereali, dalla preistoria fino alla utilizzazione dell’energia idraulica. Dopo decenni di inattività, nel dicembre 2000, a seguito di restauro di tutti gli elementi tecnici, è stata riattivata l’antica attività molitoria. Un lavoro di recupero e di fruizione del bene culturale che, allontanandosi da concezioni municipalistiche, consente una lettura più articolata, più definita dello stesso, secondo una prospettiva che ha come denominatore comune l’identità, la storia e la cultura del territorio ibleo.
Mulino ad acqua "Santa Lucia"
MULINO AD ACQUA "SANTA LUCIA" PALAZZOLO ACREIDE VALLE DEI MULINI Il mulino ad acqua "Santa Lucia", ubicato nella valle dei mulini, nel territorio comunale di Palazzolo Acreide, è il quarto di una serie di mulini che venivano messi inmovimento dalle acque del torrente Purbella. La sua presenza viene attestata fin dal XVI sec. Si conserva ancora integro nelle sue parti, immerso in una valle incontaminata, adombrata da querce e noci. Negli ambienti è allestito il Museo della Macina del Grano, dove foto, brevi testi, grafici, macine di varia forma e diverso periodo storico, illustrano l’evoluzione della tecnica di macinazione dei cereali, dalla preistoria fino alla utilizzazione dell’energia idraulica. Dopo decenni di inattività, nel dicembre 2000, a seguito di restauro di tutti gli elementi tecnici, è stata riattivata l’antica attività molitoria. Un lavoro di recupero e di fruizione del bene culturale che, allontanandosi da concezioni municipalistiche, consente una lettura più articolata, più definita dello stesso, secondo una prospettiva che ha come denominatore comune l’identità, la storia e la cultura del territorio ibleo.

Galleria Arte Contemporanea

UN BELLISSIMO PALAZZETTO LIBERTY SITUATO NELLA CENTRALISSIMA VIA SAN SEBASTIANO A PALAZZOLO ACREIDE. ERA CHIUSO DA MEZZO SECOLO E ORA AL SUO SPLENDORE ORIGINALE È STATO RESTITUITO A PALAZZOLO: AL SUO INTERNO DI 140MQ ESPOSITIVI DISTRIBUITI SU DUE LIVELLI A CUI SI AFFIANCANO TANTO UNA PROJECT ROOM NEL SEMINTERRATO CHE UNA CANTINA/DAMMUSO. FONDATORE DI QUESTO SPAZIO DAVIDE BRAMATE (SIRACUSA, 1970) ARTISTA CON ALLE SPALLE ESPOSIZIONI IN OGNI PARTE DEL MONDO MA IN QUESTO CASO ANCHE STRAORDINARIO MOTIVATORE: ”PERCHÉ SAN SEBASTIANO CONTEMPORARY NON È SOLO UNA GALLERIA PER ESPOSIZIONE D’ARTE. LO PENSO COME UNO SPAZIO APERTO PER MOSTRE DI STRAORDINARI ARTISTI CHE SONO PURE AMICI MIEI E POI A CONTAMINAZIONI PROVENIENTI DA SETTORI CHE HANNO A CHE FARE CON ALTRE FORME DI CREATIVITÀ, CON IL GUSTO E IL LIFESTYLE LE PIÙ CHE GIUSTE ISTANZE AMBIENTALI E TUTTO CIÒ CHE HA A CHE FARE L’EMERGERE DI ISTANZE PROVENIENTI DALLA CULTURA GIOVANILE”. AL SUO FIANCO ALDO PREMOLI, (MILANO, 1954) GIORNALISTA, SCRITTORE ESPERTO DI ARTE CONTEMPORANEA CON ALLE SPALLE ESPOSIZIONI ECLETTICHE REALIZZATE IN OGNI PARTE DEL PIANETA. A LUI BRAMANTE HA AFFIDATO LA FUNZIONE DI SENIOR CURATOR.
È UNO SPAZIO APERTO AGLI ARTISTI E ALLE ARTI, PRINCIPALMENTE A QUELLE FIGURATIVE. E’ NATO A PALAZZOLO ACREIDE (SR) DA UNA IDEA DI DAVIDE BRAMANTE. ALDO PREMOLI È SENIOR CURATOR, CHE SI OCCUPERÀ DI FORMULARE LA PROGRAMMAZIONE ARTISTICA. IN UN BELLISSIMO PALAZZETTO LIBERTY SITUATO NELLA CENTRALISSIMA VIA SAN SEBASTIANO A PALAZZOLO ACREIDE. ERA CHIUSO DA MEZZO SECOLO E ORA AL SUO SPLENDORE ORIGINALE È STATO RESTITUITO A PALAZZOLO: AL SUO INTERNO DI 140MQ ESPOSITIVI DISTRIBUITI SU DUE LIVELLI A CUI SI AFFIANCANO TANTO UNA PROJECT ROOM NEL SEMINTERRATO CHE UNA CANTINA/DAMMUSO. FONDATORE DI QUESTO SPAZIO DAVIDE BRAMATE (SIRACUSA, 1970) ARTISTA CON ALLE SPALLE ESPOSIZIONI IN OGNI PARTE DEL MONDO MA IN QUESTO CASO ANCHE STRAORDINARIO MOTIVATORE: ”PERCHÉ SAN SEBASTIANO CONTEMPORARY NON È SOLO UNA GALLERIA PER ESPOSIZIONE D’ARTE. LO PENSO COME UNO SPAZIO APERTO PER MOSTRE DI STRAORDINARI ARTISTI CHE SONO PURE AMICI MIEI E POI A CONTAMINAZIONI PROVENIENTI DA SETTORI CHE HANNO A CHE FARE CON ALTRE FORME DI CREATIVITÀ, CON IL GUSTO E IL LIFESTYLE LE PIÙ CHE GIUSTE ISTANZE AMBIENTALI E TUTTO CIÒ CHE HA A CHE FARE L’EMERGERE DI ISTANZE PROVENIENTI DALLA CULTURA GIOVANILE”. AL SUO FIANCO ALDO PREMOLI, (MILANO, 1954) GIORNALISTA, SCRITTORE ESPERTO DI ARTE CONTEMPORANEA CON ALLE SPALLE ESPOSIZIONI ECLETTICHE REALIZZATE IN OGNI PARTE DEL PIANETA. A LUI BRAMANTE HA AFFIDATO LA FUNZIONE DI SENIOR CURATOR. https://www.sansebastianocontemporary.it/
Via S. Sebastiano, 30
30 Via San Sebastiano
È UNO SPAZIO APERTO AGLI ARTISTI E ALLE ARTI, PRINCIPALMENTE A QUELLE FIGURATIVE. E’ NATO A PALAZZOLO ACREIDE (SR) DA UNA IDEA DI DAVIDE BRAMANTE. ALDO PREMOLI È SENIOR CURATOR, CHE SI OCCUPERÀ DI FORMULARE LA PROGRAMMAZIONE ARTISTICA. IN UN BELLISSIMO PALAZZETTO LIBERTY SITUATO NELLA CENTRALISSIMA VIA SAN SEBASTIANO A PALAZZOLO ACREIDE. ERA CHIUSO DA MEZZO SECOLO E ORA AL SUO SPLENDORE ORIGINALE È STATO RESTITUITO A PALAZZOLO: AL SUO INTERNO DI 140MQ ESPOSITIVI DISTRIBUITI SU DUE LIVELLI A CUI SI AFFIANCANO TANTO UNA PROJECT ROOM NEL SEMINTERRATO CHE UNA CANTINA/DAMMUSO. FONDATORE DI QUESTO SPAZIO DAVIDE BRAMATE (SIRACUSA, 1970) ARTISTA CON ALLE SPALLE ESPOSIZIONI IN OGNI PARTE DEL MONDO MA IN QUESTO CASO ANCHE STRAORDINARIO MOTIVATORE: ”PERCHÉ SAN SEBASTIANO CONTEMPORARY NON È SOLO UNA GALLERIA PER ESPOSIZIONE D’ARTE. LO PENSO COME UNO SPAZIO APERTO PER MOSTRE DI STRAORDINARI ARTISTI CHE SONO PURE AMICI MIEI E POI A CONTAMINAZIONI PROVENIENTI DA SETTORI CHE HANNO A CHE FARE CON ALTRE FORME DI CREATIVITÀ, CON IL GUSTO E IL LIFESTYLE LE PIÙ CHE GIUSTE ISTANZE AMBIENTALI E TUTTO CIÒ CHE HA A CHE FARE L’EMERGERE DI ISTANZE PROVENIENTI DALLA CULTURA GIOVANILE”. AL SUO FIANCO ALDO PREMOLI, (MILANO, 1954) GIORNALISTA, SCRITTORE ESPERTO DI ARTE CONTEMPORANEA CON ALLE SPALLE ESPOSIZIONI ECLETTICHE REALIZZATE IN OGNI PARTE DEL PIANETA. A LUI BRAMANTE HA AFFIDATO LA FUNZIONE DI SENIOR CURATOR. https://www.sansebastianocontemporary.it/